“Ma dopo dieci, dodici giorni da
quando ero sbarcato, mi resi conto che avrei perso la nozione del tempo per
mancanza di libri, di penna e d’inchiostro, e avrei perfino confuso i giorni
del Signore con quelli lavorativi. Onde per evitarlo, con un coltello incisi a
lettere maiuscole queste parole: “Qui giunsi a terra il 30 settembre 1659”; poi
ne feci una grande croce e la infissi lungo la spiaggia nel punto in cui ero
sbarcato la prima volta; ed ogni giorno sui lati di questo palo squadrato come una tavola incisi ogni giorno un tacca
col mio coltello, e ogni sette una tacca lunga il doppio, e contrassegnando l’inizio
di ogni mese con una tacca lunga il doppio di queste ultime: e in tal modo tenni
il mio calendario, ossia il mio computo settimanale, mensile e annuale del
tempo.”
(pag.66 cap.14)
“Ora compresi che le stagioni dell’anno
si potevano distinguere, in linea di massima, non già in estati e inverni come
in Europa, ma in stagioni asciutte e piovose, che si succedevano più o meno al
seguente modo:
metà febbraio, marzo, metà aprile:
piovosa , essendo il sole prossimo all’equinozio;
metà aprile, maggio, giugno, luglio,
metà agosto: asciutta, essendo il sole a nord dell’equatore;
metà agosto, settembre, metà ottobre:
piovosa, essendo il sole a nord dell’equatore;
metà ottobre, novembre, dicembre, gennaio,
metà febbraio: asciutta, essendo il sole a sud dell’equatore.”
(pag.109 cap.22)
NOTA. Organizzare il
tempo e dare ad esso una struttura ben definita è stata un’esigenza comune a
tutti i popoli dell’antichità che, praticando attività strettamente connesse
alla natura, venivano influenzati dal clima, dalla durata del
giorno e della notte, dall'alternarsi delle stagioni in ogni aspetto della loro vita. Ecco qui alcuni tra i
calendari più antichi: